Ferdinando Donzelli

Pittore facente parte di quella Scuola Labronica del Novecento che tanto contributo artistico e culturale ha portato alla città toscana: Scuola Labronica formata da quel gruppo di artisti che, nati a Livorno nell’ ultimo quarto del secolo scorso, hanno avuto tra il 1900 e il 1950 la loro maturità artistica e la loro affermazione.

Lomi ne fu esponente tra i maggiori, collocandosi nel rinnovamento derivato dalla “macchia” e mantenendo il “vero” e la “natura” come ispiratori fondamentali.

La sua pittura, legata al movimento naturalista dell’ottocento e del novecento, sa esprimersi con modernità di forme in una continua e sentita evoluzione.

I primi passi del suo cammino artistico, dopo un’infinità difficile, sono incoraggiati da quel Maestro dell’Ottocento toscano che è Adolfo Tommasi, tuttavia Lomi dimostra sin dall’inizio una spiccata personalità pittorica e culturale che manterrà viva, con coerenza professionale per tutta la vita.

All’amore per la pittura unisce quello per l’opera lirica: sarà infatti un cantante di successo nel ruolo di baritono; terrà legami con cantanti lirici famosi come Maria Caniglia, Afro Poli, Titta Ruffo, e Magda Olivero.

La scelta pittorica è chiara e decisa per l’arte figurativa: scopo primo e principale della sua vita.

Tale scelta segue con coerenza senza tentazioni verso movimenti di avanguardia, sia futuristi che astrattisti, con i quali viene in contatto, ma che non sente consoni alle proprie idealità e convinzioni.

E’ animato e sospinto ad una ricerca personale perché ama ogni forma di conoscenza, sempre sostenuto da una grande passione.

Il suo temperamento livornese, fiero e polemico, nella tradizione di una città che tenne alto nella storia il proprio orgoglio civico: una città il cui porto conosce da sempre momenti esaltanti.

“ Liburni Civitas” , per rifarsi alle origini, con il Mar Tirreno fonte di storia e di ispirazione per tutti gli artisti che vi abitarono. Anche Giovanni Lomi ne subisce il fascino tramandandoci albe e tramonti sul mare, momenti magici della natura.

Ma anche la vita del porto e sul mare: angoli del porto e dei canali, con velieri e piroscafi; pescatori intenti a tirare le reti, calafati che riparano barche in secco, bagnanti sugli scogli.

Il suo linguaggio è pacato, il sereno, senza improvvisi mutamenti o metamorfosi. L’evoluzione dell’uomo è contemporanea a quella della sua arte: evoluzione vissuta e meditata, culturale e pittorica.

Le tematiche sociali sono descritte con sensibilità e con intento storico: se c’è verismo e realismo non è palese ma discretamente inserito in un palinsesto generale del dipinto e della visione che l’artista ha del mondo circostante.

La condizione umana e la vita dell’uomo a contatto con la pittura, reale e realistica negli anni in cui Lomi visse e dipinse, sono sempre presenti nelle opere del nostro artista: dal mondo del lavoro a quello dello svago.

In primo luogo la “ sua” Livorno con i “ suoi” fossi, ove i facchini caricano merci sui barconi; gli “ Scali” dove i bambini intenti ai giochi sembrano tener compagnia ai pigri cavalli in attesa del carico, ai macchinisti che in oscuri antri, appena rischiarati da squarci di luce, sono intenti alla chiodatura, ai carrettieri, agli zingari, ai cavalli alla stanga: un mondo che palpita e vive nelle pennellate di Giovanni Lomi.

E ancora le campagne dell’entroterra e la “ grande Maremma Toscana” con i bovi aggiogati, i campi assolati ove i contadini sono intenti alla mietitura. Sempre con una delicata vena poetica unita ad un lirismo focalizzato sulla natura e sull’uomo, attore primario. Uomo che raramente compare in primo piano nei dipinti: l’azione è però caratterizzata essenzialmente dalla sua presenza, con le più diverse valenze, ma l’opera è incentrata sul paesaggio: sia esso campagna, marina e scorcio urbano.

Lomi viaggia molto, specie fino agli anni ’50, sia in Italia che in europa, e, dovunque va, dipinge.

Nei primi anni del suo lavoro sono ancora evidenti gli influssi dei due artisti con cui fu più a contatto: Adolfo Tommasi e Ulvi Liegi ( Luigi Levi ). Dal primo trasse certi metodi di tecnica del colore e taluni aspetti cromatici; dal secondo modernità di impostazione, geometrismi compositivi, vastità di tematiche ed uno spirito “ fauve”, che talora traspare da alcuni suoi dipinti.

La pittura di Lomi affascina per il delicato e impercettibile gioco delle variazioni cromatiche e per il senso romantico e sognante dei paesaggi: certo egli fu un romantico e dai suoi legami con il mondo della “ lirica” ( non va dimenticato mai questo secondo aspetto di Lomi nell’analizzare la sua personalità) mutuò questo spirito che trasfuse nella pittura.

Le “ composizioni” di Lomi hanno sempre un “ ordine pittorico” razionale: nei primi anni sono più copiosamente materiche, poi la stesura del colore diviene più tirata con campiture monocrome e tonalità più chiare, più luminose; potremmo dire di una trasparenza del tutto particolare fino a definire una “ tavolozza” inconfondibile. Tavolozza che predilige i grigi, i grigi-azzurri, i rosa, in una vasta gamma di marroni, e poi ancora verdi in tonalità ora pacate, ora splendenti, e infine i viola e i bianchi in varie gradazioni.

I quadri di lomi sono sempre serretti da una valido tessuto grafico che sa cogliere dal vero elementi essenziali: in questo campo, cioè quello della grafica, predilesse i disegni a lapis a la sanguigna.

Talora, nel suo linguaggio tecnico, il geometrismo e la segmentarietà delle forme possono eccedere, dando l’impressione di una certa staticità del risultato d’insieme; si tratta però del rischio che il pittore doveva correre su una strada ed è riferito a pochi sporadici casi.

Pur attingendo ai canoni della “

Macchia “, che avevano rivoluzionato la pittura italiana alla metà dell’Ottocento, sa trovare nuovi stilemi e nuove concezioni compositive che derivano dai vari elementi sopra esposti, e da altri che i limiti di spazio non ci consentono di sviluppare per intero.

Gli va comunque scritto, tra le doti personali, il merito di un gusto interpretativo ed espressivo che consente di comporre sui dati della realtà visiva e fotocromatica una sua interpretazione del luogo e del tempo. Pur rimanendo nell’ambito della pittura in cui “ io vedo “ è l’ossione fondamentale sa introdurvi e trasfondervi realtà e sensazioni personalizzanti e di sensibilità comunicativa, derivata da contemplazione e meditazione della natura e della vita dell’uomo che in essa si svolge in continuo divenire.

Lomi, inquieto e dinamico, sa cogliervi le malinconie, i palpiti, le vibrazioni, le suggestioni struggenti, traducendo tutto con brevi tratti di pennello sulle sue tele; e veramente, all’osservatore attento, questo “mondo” trasmessoci non sfuggirà, neppure nei più intimi particolari.

L’originalità quindi del linguaggio del nostro artista è testimoniata dai dipinti, con tutte le passioni e gli impliciti messaggi, in essi contenuti .

Dipinti che destarono l’ammirazione e il desiderio di possesso di generazioni di collezionisti dagli anni ’20 in poi; oggi sparsi per il mondo e in continua ascesa nelle quotazioni del mercato dell’arte.

Ferdinando Donzelli